Vitamina D, IL-6 e Covid-19. Come sono collegati?

Recentemente uno studio osservazionale condotto da un gruppo di lavoro dell’Università di Siena e dell’Irccs Istituto auxologico italiano, ha messo in evidenza la presenza di un deficit di vitamina D nei pazienti con malattia moderata/severa (quindi con sintomi più gravi), rispetto ai lievemente sintomatici oppure ai soggetti sani.

Ora gli scienziati si chiedono: sono i bassi livelli di vitamina D che portano a sintomi più gravi della malattia, oppure è la malattia che porta ad una carenza di vitamina D?

Partiamo dalle basi: per definizione la carenza di vitamina D è quando il valore di questa vitamina è ≤50 nmol/L.

Nell’articolo sono stati presi in esame 103 pazienti dell’ospedale San Luca di Milano e dai dati ottenuti si è osservato che bassi livelli di vitamina D possano favorire il peggioramento del quadro clinico della malattia verso una situazione di grave distress respiratorio. Questo, gli studiosi, lo attribuiscono alla relazione inversa tra la concentrazione di vitamina D e IL-6: quando la vitamina D è alta, IL-6 è alta e viceversa.

Ma che ruolo ha IL-6?
IL-6 è una citochina coinvolta nella risposta infiammatoria. In particolare nei pazienti Covid-19 livelli elevati dii IL-6 sono stati ripetutamente correlati alla gravità e alla prognosi della malattia.

Questi ricercatori hanno dato un contributo importante al dibattito sul ruolo della vitamina D nella malattia Covid-19 correlando bassi livelli di vitamina D da una parte all’aumento di IL-6 e dall’altra a una maggiore gravità di Covid-19.

Come diceva Albert Einstein: “È nella crisi che nascono l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie”, sebbene questi studi ad oggi siano ancora in fase sperimentale, un giorno potrebbero rilevarsi molto importanti.

Non dobbiamo dimenticarci che in particolare durante la stagione autunnale e invernale siamo tutti carenti di vitamina D per la mancata esposizione alla luce solare.

Come possiamo bilanciare questa mancanza?

È quasi impossibile con la sola dieta controbilanciare l’ipovitaminosi D da ridotta esposizione alla luce solare.

Quindi è necessario che, accertato lo stato di ipovitaminosi o nei soggetti a rischio di ipovitaminosi D, venga fatta una supplementazione per via orale, come viene raccomandato anche dall’AIFA.