Il 6 maggio 2020 è stato pubblicato sulla rivista Aging Clinical and Experimental Research uno studio ufficiale che sostiene che in Europa esista un’associazione tra bassi livelli di vitamina D e COVID-19.
Lo studio vuole andare a osservare il cambiamento della mortalità e del numero di contagi da COVID-19 in base ai livelli di vitamina D.
La vitamina D viene prodotta dalle cellule della pelle quando vengono esposte al sole, oppure viene assunta nei cibi come salmone, aringa, sgombro, sardine, olio di fegato di merluzzo, latte e yogurt interi, burro, formaggi grassi, uova, e verdure a foglia verde e infine può essere assunta utilizzando degli integratori.
La vitamina D permette l'assorbimento intestinale di calcio e fosfato ed è in grado di regolare la risposta immunitaria.
La maggior parte della popolazione è carente di vitamina D, ma è importante sottolineare che in particolar modo la vitamina D si deteriora con l’età, soprattutto oltre i 70 anni, a causa di una minore sintesi di vitamina D da parte della pelle.
Ma come può la vitamina D avere un ruolo nella prevenzione del COVID-19 o aiutare ad avere sintomi meno severi della malattia?
Uno dei danni maggiori del COVID-19 è dovuto all’eccessiva risposta infiammatoria dell’organismo.
Quando il virus entra nel nostro corpo, l’organismo attiva le cellule del sistema immunitario che producono delle molecole chiamate citochine e chemochine pro-infiammatore per difenderci, ma nel caso del COVID-19, la produzione è troppo elevata e ciò rischia di andare a danneggiare l’organismo stesso.
La vitamina D è in grado di interagire con le cellule del nostro sistema immunitario (in particolare con i macrofagi) e impedisce che vengano rilasciate troppe citochine e chemochine infiammatorie.
Inoltre, il virus per entrare nelle cellule si lega al recettore Ace2. Ace 2 è presente anche nel sangue dove si trova in forma solubile e si comporta come un anticorpo neutralizzante e diventa un alleato nel combattimento contro il virus. Ed è proprio qui che entra in gioco il ruolo della vitamina D che favorisce la produzione di Ace2, aiutando a combattere l’infezione.
La produzione di Ace2 è nota già da diversi studi che protegge dalle lesioni polmonari acute.
I fattori che aggravano la malattia sono diversi e ancora sconosciuti, quindi la vitamina D non deve essere intesa come una cura, ma questo studio ha dimostrato che un giusto apporto di vitamina D riduce la probabilità di contagio e in caso di malattia, aiuta a combattere l’infezione.